amore, narcisismo e relazioni patologiche
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Alicle
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Neurobiologia della dipendenza affettiva Empty Neurobiologia della dipendenza affettiva

Gio Gen 04, 2018 10:21 am
Buongiorno a tutti.
Dopo aver fatto un giro tra i vari argomenti, notando che i discorsi gira e rigira andavano a finire immancabilmente sulla dipendenza affettiva, ho pensato fosse bene aprire un nuovo argomento specifico proprio sulla dipendenza affettiva.
Prego i moderatori di eliminarlo qualora ritenessero che sia inutile o che ce ne sia uno uguale postato da qualche altra parte.
Detto ciò vorrei, io per prima postarvi un articolo che ho trovato molto interessante, naturalmente copiato ed incollato, di sana pianta, qui sotto.

Postato dal dott. Igor Vitale in Psicologia Clinica
Quando parliamo di dipendenza affettiva parliamo di un disturbo che ancora oggi è di difficile connotazione anche per il mondo scientifico, in cui numerose determinanti bio-psico-sociali concorrono a modellare la personalità dell’individuo. Tali varianti si combinano insieme in continui processi dinamici tanto da organizzare una rete di complesse sequenze interattive e retroattive, che iniziano dalla nascita e continuano attraverso tutta la vita del soggetto.
E’ possibile quindi identificare le diverse variabili biologiche, psicologiche e sociologiche che concorrono a sviluppare una dipendenza affettiva, mentre resta ancora difficile individuare il diverso peso che ognuna di esse ha avuto in un determinato momento e in precise circostanze. Ciò che però è opportuno considerare è il prodotto di tali interazioni .
Un ruolo importante viene attribuito ad una molecola, la feniletilamina (PEA), costantemente prodotta dal nostro organismo e che in elevate concentrazioni può indurre effetti simili a quelli delle anfetamine, dato che entrambe agiscono sugli stessi recettori. Ha un suo specifico ruolo nel legame di dipendenza al pari di adrenalina (ormone dello stress generato dal contatto o dalla mancanza dell’altro), dopamina ( ormone del piacere), serotonina (ormone dell’appagamento e regolatore dell’umore).
Questi tre elementi – piacere, mancanza, appagamento – sono presenti quando si instaura una relazione amorosa.
L’esistenza della PEA nel nostro organismo non solo riesce a spiegare perchè desideriamo intensamente l’amore, ma anche perché interrompere una relazione nelle sue fasi iniziali sia così doloroso, anche quando la coppia non si conosce abbastanza a fondo da raggiungere una profonda intimità.
Quando una persona viene respinta il suo livello di PEA crolla di colpo e proprio come un tossicodipendente cade in uno stato depresso e agitato che ha tutte le caratteristiche di una crisi di astinenza. L’azione della feniletilamina, con un meccanismo ancora non noto, agisce sul comportamento amoroso regolando la produzione di due ormoni: la dopamina, un neurotrasmettitore che genera sensazioni gratificanti , e la noradrenalina , che provoca eccitazione ed euforia. L’attività della dopamina è strettamente legata ad una rete di neuroni che genera sensazioni piacevoli in seguito a comportamenti che soddisfano stimoli come la fame, sete , desiderio sessuale.
Grazie a questo meccanismo, secondo la teoria dell’apprendimento, nel sistema nervoso rimane impresso il ricordo di un’esperienza positiva. Nel caso dell’innamoramento è l’associazione tra incontro e piacere che spinge il soggetto a ripetere lo stimolo che l’ha determinata, cioè entrare nuovamente in contatto con la persona responsabile dell’iniziale rilascio di feniletilamina (Guerreschi, 2011).
L’amore può essere suddiviso in tre fasi o sistemi, caratterizzati da meccanismi diversi a livello cerebrale.
La prima fase sarebbe quella dell’attrazione sessuale o erotica che spinge gli individui ad accoppiarsi ed è legato essenzialmente alla produzione di ormoni come testosterone ed estrogeni. La seconda è l’innamoramento , collegata all’aumento di dopamina. Il rilascio di PEA è una caratteristica dell’amore romantico, fase in cui siamo soliti concentrare un’enorme quantità di energia sul partner, che diventa l’unico motivo di interesse. L’istinto dell’innamoramento sarebbe radicato profondamente nel cervello con caratteristiche distinte da quelle dell’attrazione sessuale: l’esperienza dell’innamoramento attiva le sacche del cervello con alta concentrazione dei recettori della dopamina.
L’innamorato si concentra su piccoli aspetti della persona desiderata e li rivive ciclicamente nella memoria.
Questa fase dell’amore romantico, generalmente è destinata a svanire nell’arco di un anno, per lasciare il posto a un nuovo periodo, la fase dell’attaccamento, dove sale il livello di altri due ormoni: l’ossitocina nella donna e la vasopressina nell’uomo, gli ormoni dell’appagamento e della fissazione nella memoria di ricordi positivi. Allo stato di benessere determinato dalla dopamina si aggiunge un’agitazione generale determinata dalla noradrenalina, molecola diffusa nel sistema nervoso, in particolare nell’ipotalamo e nel sistema limbico, con un duplice ruolo: come neurotrasmettitore provoca eccitazione, euforia, entusiasmo, riduce l’appetito e promuove la contrazione delle vene degli organi sessuali, come ormone regola la produzione di adrenalina (in particolare nell’esperienza amorosa ne induce il rilascio con conseguente aumento del battito cardiaco, della respirazione e della pressione sanguigna). La componente emotiva dell’innamoramento è legata all’ossitocina, una sostanza chimica simile agli oppiacei. Prodotta dall’ipotalamo , secreto dalla valvola pituitaria, viene anche chiamato ormone dell’amore in quanto promuove il comportamento materno , stimolando l’affettività e la voglia di prendersi cura del bambino.
E’ responsabile della sensazione di euforia legata alla vicinanza della persona amata e agisce anche rafforzando l’attaccamento emotivo della coppia e potenziando i meccanismi della memoria che fissano i ricordi emotivi, consolidando l’immagine dell’altro in modo da tenere vivo il legame anche quando si è distanti. L’ossitocina partecipa anche alla risposta sessuale facilitando comportamenti che invitano all’incontro sessuale, durante il quale viene ulteriormente rilasciata, inducendo risposte orgasmiche tramite l’attivazione dei centri limbici e vegetativi. Inoltre non appena aumenta l’intimità tra i partners i suoi livelli tendono ad innalzarsi. Come la dopamina, è considerato l’ormone responsabile della fiducia in se stessi, del benessere, dell’attaccamento e della cura. Sebbene venga prodotta sia negli uomini che nelle donne, i suoi livelli sono più alti nelle donne . Questo potrebbe spiegare perchè le donne siano più inclini a sviluppare relazioni di dipendenza. Inoltre così come esiste una base biologica per l’innamoramento, esiste anche una spiegazione per la fine di un amore.
Molti ricercatori concordano nel limitare il periodo di innamoramento a 18 mesi con un termine massimo di 4 anni.
Ciò avviene perchè il cervello si abitua, si assuefà come ad una droga, all’effetto delle “molecole dell’amore”, divenendo tollerante alla loro azione. Questo non significa che terminata la tempesta chimica la relazione sentimentale va in scadenza; in questa fase semplicemente si trasforma nell’attaccamento e a livello del sistema nervoso si assiste alla produzione di endorfine, una classe di molecole simili per struttura alla morfina, con azione analgesica, che hanno un effetto calmante e rilassante.

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Alicle
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Gio Gen 04, 2018 1:21 pm
Secondo Mulè (2008) la florida ricerca sulla neurobiologia delle nuove dipendenze può essere suddivisa principalmente in due linee teoriche:
– la prima linea teorica postula che la sostanza determini modificazioni a livello cerebrale che favoriscano l’instaurarsi della condizione di dipendenza;
– la seconda ipotizza che la dipendenza si sviluppi in soggetti che presentino una condizione preesistente di vulnerabilità;
Goodman (2008), fa riferimento al secondo filone teorico ipotizzando che alla base dei disturbi di dipendenza indotta da sostanze e non indotta da sostanze ci sia un processo psicologico e biologico comune. In altre parole, sarebbe la vulnerabilità biologica e psicosociale ad influenzare lo sviluppo di una dipendenza.
Goodman ipotizza che ci sia un comune “processo additivo” nelle dipendenze indotte e non da sostanze. Tale processo riguarda le alterazioni di tre sistemi funzionali:
– il sistema di motivazione e gratificazione: che determina sensazioni spiacevoli nel soggetto, per cui le condotte che attivano il sistema di gratificazione acquisiranno un importante rinforzo;
– regolazione degli affetti: che implica l’evitamento di emozioni dolorose intollerabili;
– inibizione comportamentale: che porta il soggetto ad avere l’urgenza di mettere in atto un comportamento che porti alla gratificazione o che eviti un’emozione dolorosa.
Gli studi di Grant, Brewer e Potenza (2008) confermano una grande somiglianza sul piano neurobiologico tra le dipendenze da sostanze e le dipendenze comportamentali: la gratificazione da nuove dipendenze quali il cibo, il sesso, il gioco d’azzardo attiva circuiti della gratificazione molto simili a quelli indotti da sostanze psicoattive.
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Sab Gen 06, 2018 11:02 am
sono convinta che ci possa essere anche un connubio di piu' cause e dei due articoli precedenti mescolati ......interessantissimo.Cerchiamo anche come combatterla ....trovassimo la strada Razz sarebbe bellissimo
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Alicle
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Sab Gen 06, 2018 11:16 am
Trattarla come una vera e propria tossicodipendenza! Con gli annessi e connessi! Un tossico non viene accettato in comunità se non è lui stesso a scegliere il ricovero! Quindi volontà! Lontananza dalla droga, severità e non sono ammesse droghe di nessun genere all’interno delle comunità di riabilitazione, percorsi di aiuto e sostegno psicologico. Il paziente viene aiutato a sciogliere i nodi, destrutturarsi e strutturarsi meglio. Vabbè ho semplificato! Al momento non mi viene altro in mente.

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Sab Gen 06, 2018 12:17 pm
Molto interessante Alicle, grazie!!!
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Sab Gen 06, 2018 1:58 pm
In effetti i sintomi che si provano dopo il loro scarto sono proprio quelli di una crisi di astinenza più o meno costante e un calo evidente psicofisico dovuto non solo al dolore che si prova per i propri sentimenti ignorati e calpestati, ma anche proprio per una mancanza improvvisa di "sostanze" (emozioni e stimoli) che prima provocavano benessere.
E anche durante la relazione io provavo una ricerca sempre maggiore del suo contatto e delle sue attenzioni, di cui mi ero evidentemente assuefatta.
Anche ora che la relazione è finita, ora che so e che ho dato i giusti nomi alle cose, persino adesso ricerco quelle "sostanze", ricerco lui, che sia nel sogno, che sia in una malsana "curiosità" per la sua vita, oppure nel desiderio di rivalsa che provo e che cmq mi porterebbe di nuovo in contatto con lui.
Ma quanto è stato malato il sistema di dinamiche che ci ha coinvolto?! E' impressionante.
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Sab Gen 06, 2018 2:51 pm
È una crisi di astinenza!

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Alicle
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Sab Gen 06, 2018 2:54 pm
Esatto Dreamer! Brava! È così infatti!

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Bianca
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Mar Gen 09, 2018 10:41 am
Molto interessanti... purtroppo il risultato è sempre quello ma capirne il percorso può dare una grande mano.

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Alicle
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Sab Gen 13, 2018 4:41 pm
Eh già! È proprio così! Quelle sostanze attivate sono dopanti!

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