amore, narcisismo e relazioni patologiche
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

Andare in basso
avatar
sissi
Admin
Admin
Messaggi : 2157
Data d'iscrizione : 26.11.17

L'amore malato  Empty L'amore malato

Lun Nov 27, 2017 4:29 pm

L’amore malato

L’amore sano, forte e felice; ma — di conseguenza, poiché ne è la sua ombra — è anche l’amore in quanto psicopatologia, l’amore che diviene malattia. Perché di fatto l’amore può essere il veicolo attraverso il quale si slatentizzano, si manifestano delle patologie soggettive, sia di natura narcisistica, caratterizzate da un egoistico ed egocentrico desiderio di sicurezza, di controllo e di possesso (confuso con l’amore); sia di natura masochistica, il cui centro focale è il sacrificio personale, che può giungere fino alla devastazione di sé; sia, infine, di natura sadica, allorché l’angoscia per la perdita della simbiosi di coppia (la paura dell’abbandono) trasforma il controllo ossessivo del partner in vendetta, punizione, talvolta in soppressione fisica del “traditore”. Proprio l’energia che l’amore mette in gioco — quella energia che nasce dalla creazione di un mondo a parte dove le persone si fondono nella loro restaurata positività — quell’energia si ritorce contro l’amante deluso o insaziabile o ambivalente, che per ottenere tutto forza se stesso a servire l’amato nella speranza di ottenerne i favori; o forza i limiti del partner e si illude che vi sia amore anche laddove in realtà vi è un’illusione più o meno condivisa.

E dunque, l’amore può essere una malattia?

Se la finalità dell’amore non è la crescita della coppia o dell’amore stesso, ma è piuttosto la brama strumentale, la prevaricazione e, infine, a giochi in via di chiusura, diviene distruzione di sé e dell’altro, prepotente e non convenuta, allora abbiamo il diritto di parlare di una dinamica relazionale “folle”, quindi di una psicopatologia, di una malattia, densa di minacce e di pericoli.

La dipendenza affettiva patologica nasce dalla sconfitta di un’istanza di pacificazione, che fa riemergere una mai sopita bassa stima di sé. Questa bassa stima di sé nella fase di innamoramento è ben nascosta dall’idealizzazione della persona amata (il “grande amore” che salva dalla percezione negativa di sé).

Tuttavia, se abbiamo disturbi nell’area dell’immagine interna, non ottenendo dall’oggetto d’amore i risultati vagheggiati, lasciamo erompere la rabbia narcisistica vendicativa, cui segue il senso di vergogna o di colpa e quindi l’indurre l’altro a denigrarci, a maltrattarci, ad abbandonarci, fino a confermare in un cerchio fatale l’immagine interna negativa.

Al maltrattamento l’innamorato patologico fa infatti seguire umilianti rituali di sottomissione, preghiera, inseguimento, persecuzione che rivelano il lato oscuro di questa dinamica amorosa: il masochismo, ossia la patologica necessità d’essere umiliati per “punire” la propria rabbia e per confermare la bassa stima di sé; più o meno associato alla sua inversione logica nella vendetta e nel sadismo, che peggiorano la situazione.

Il carattere centrale di questa patologia è dunque la carenza d’autostima, la mancata maturazione del sentimento di dignità e di valore personali.

Ciò può derivare sia da esperienze infantili negative, sia da un giudizio morale riguardo a se stessi rigido e persecutorio, di tipo depressivo, più o meno nascosto, sia dalla constatazione della propria inadeguatezza a gestire il complesso mondo dei sentimenti.

Il dolore causato da questa patologia è tanto più grande in quanto essa devasta la relazione più necessaria e desiderata, alterando sempre più in profondità l’immagine interna personale relativa all’identità affettiva e s*ssuale.

Chi fallisce in amore a causa della dipendenza affettiva e della sua ambivalenza (amore e odio confusi insieme) finisce sempre per sentirsi gravemente negativo sia sul piano affettivo che su quello dell’intimità s*ssuale.

Per uscire da questa cupa e insidiosa patologia, che può portare all’aggressività sadica vendicativa, ma anche alla depressione e al suicidio, è necessario innanzitutto ammettere che l’amore, proprio in quanto passione, può generare malattia; quindi fare i passi che si fanno quando ci si ammette malati: tenere a distanza l’agente patogeno, ristabilire un rapporto sano con se stessi, affidarsi a una cura. Rinunciare alla facile onnipotenza delle soluzioni “vittimistiche”, come il “piangersi addosso” scaricando la colpa sempre e solo sull’altro o sul “destino crudele” e ammettere che riapprendere l’uso delle emozioni e dei sentimenti necessita di una guida consapevole, di una vera psicoterapia. Non di consigli pret-à-porter, di fast therapy a loro volta malate di sensazionalismo, ma di un pensiero complesso in grado di capire e di curare. Non meno utile è, dunque, il pensiero scritto: l’informazione, la conoscenza: una biblioterapia, la lettura attenta di buoni articoli e buoni libri sull’argomento.
Torna in alto
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.